sabato 6 settembre 2014

Un paesaggio di ceneri




Elisabeth Gille

traduzione e cura di Cinzia Bigliosi

Marsilio 2014
€16,50


In fondo quella bambina non sapeva niente di se stessa, niente delle proprie origini e della propria identità. Non era che terra bruciata, un paesaggio di ceneri, circoscritto nei labili confini di una forma umana dalla forza magnetica della calamita che Benédicte rappresentava per lei. Cosa le sarebbe successo quando il tempo l’avesse separata dall’amica, il che un giorno non poteva non accadere?

Nella Francia occupata dai nazisti Léa Lévy, che ha cinque anni, viene separata dai genitori, ebrei russi, nella speranza che possa sfuggire alla deportazione. È il luglio del ‘42. Accolta in un convento nelle vicinanze di Bordeaux, la bambina si legherà a una sola altra piccola rifugiata, Benédicte Gaillac, di due anni più grande.
Liberata Bordeaux, Léa convince suor Saint-Gabriel ad accompagnarla a Parigi in cerca dei suoi genitori, convinta di trovarli nel loro appartamento di un tempo. Requisita dai tedeschi, ora la casa è abitata dai portieri dello stabile. La suora e la piccola vengono indirizzate nel luogo dove vengono convogliati gli scampati ai campi di sterminio, l’Hotel Lutetia, ma neanche li c’è traccia dei genitori di Léa. La bambina ritorna al convento come trasformata. Non c’è più luce nei suoi occhi, niente la interessa più, Benédicte rimane l’unico filo che la lega alla vita.
Alla Liberazione, i signori Gaillac, membri attivi della resistenza, tornano a Bordeaux per prendere Benédicte e, comprendendo all’istante che le due bambine non possono essere divise, portano Léa a vivere con loro, amandola come una figlia. Nonostante abbia trovato la sicurezza e l’amore di una famiglia, Léa vive con i Gaillac comportandosi come un’ospite educata e rispettosa.
Solo Benédicte sapeva che Léa era a conoscenza della fine atroce che avevano fatto i suoi familiari e i sei milioni di ebrei sterminati nei campi.
Elisabeth Gille ha riportato in questo libro parte delle vicissitudini sue e della sorella Denise, da quando, nel luglio 1942, furono strappate all’amore dei genitori. Figlie di Irène Némirovsky e di Michel Epstein, morti ad Auschwitz, fu a loro che il padre affidò il capolavoro della scrittrice russa, Suite francese.
Un paesaggio di ceneri, pubblicato in Francia nel 1996, ha vinto il Grand Prix des Lectrices di “Elle” ed è stato selezionato per tutti i più prestigiosi premi francesi, il Goncourt, il Médicis, il Fémina e il Renaudot. Un libro amaro, doloroso e bellissimo.

Élisabeth Gille muore nel 1996 stringendo la mano della sorella Denise, che, nel 2013, prima di andarsene, dirà: “La chemioterapia che ha fatto perdere i capelli a entrambe noi sorelle ci ha rese uguali in punto di morte alla mamma rasata prima di morire”. Oggi le loro spoglie riposano nel piccolo cimitero di Belleville, nella tomba che fu di Fanny, la nonna materna, finalmente riunite sotto la lapide che ricorda anche Irène Némirovsky e Michel Epstein.

marinella m.

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