giovedì 24 febbraio 2011

Che fine ha fatto lo stato-nazione? (2)




Judith Butler,
Gayatri Chakravorty Spivak

Meltemi 2009
€ 13,00




Quali 'stati' per chi non ha 'stato'?
Questo piccolo ma denso libro, che riporta l'intervento a un seminario sulla globalizzazione svoltosi nel 2007 ad Irvine, California, mi è tornato alla memoria leggendo le dichiarazioni di questi giorni attorno al problema degli immigrati che si prevedono in arrivo dalle coste libiche.
Nessuno ne parla come di profughi o rifugiati, con diritto d'asilo. Ed anche nel caso fossero solo persone che approfittano dell'improvvisa libertà o tragedia per fuggire verso destini migliori, sono semplicemente un problema, un costo, delle persone che si presentano già con uno stato: quello di clandestini, di fuoriusciti. Saranno cioè sentiti come altro dalle nostre comunità nazionali.
E allora ho ricordato questo testo che mette bene in luce quali siano le strategie di potere che gli stati nazionali mettono in atto per creare nuovi stati, mentali-esistenziali-giuridici, che escludano dalla polis e dalla cittadinanza, grazie a dispositivi militari ed extraterritorialità mai conosciute prima.
Il titolo italiano non è la traduzione del titolo originale, che dice invece: “Chi canta l'inno nazionale?”.
La riflessione della filosofa americana interroga il pensiero di Agamben e Arendt a proposito del rapporto tra potere e polis e diritto di cittadinanza, cercando il senso del diritto alla libertà e mettendo in discussione la visione classica dei diritti di cittadinanza previsti solo per lo status di cittadino.
La sua risposta è nell'esempio che dà titolo al libro; infatti racconta dei clandestini latinos negli USA che cantano in piazza in spagnolo l'inno nazionale americano, agendo nei fatti, senza essere cittadini, la libertà e il diritto ad essere parti della comunità statunitense, rivendicando così un gesto assolutamente eccentrico, che trova nell' agire politico la propria dimensione pubblica.
Si tratta di un testo complesso ma ricchissimo di spunti, a volte necessari per capire un mondo fatto di confini che si chiudono sempre più e al tempo stesso si dislocano, con il solo obiettivo di normare in modo nuovo gli 'stati' di chi non conosciamo.
m.l.

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