domenica 31 gennaio 2010

Una bambina rom a Bergen-Belsen


Ceija Stojka
Forse sogno di vivere. Una bambina rom a Bergen-Belsen

La Giuntina 2007
€ 10,00

Mi volto, e sono di nuovo lì
.

Il 15 aprile 1945 le truppe britanniche entrarono a Bergen-Belsen e si trovarono di fronte a uno spettacolo spaventoso. Trentacinquemila corpi insepolti e sedicimila sopravvissuti denutriti e in gran parte malati di tifo e febbre petecchiale. Ceija Stojka, una bambina rom di 11 anni, era fra loro e oggi racconta la storia di quella prigionia, della liberazione e del suo ritorno a Vienna.
Ceija, deportata insieme alla mamma, sopravvive: si difende dal freddo riparandosi sotto i cadaveri degli altri prigionieri e mangiando tutto quello che trova, dalla terra a brandelli di stoffa. Dopo un viaggio di quattro mesi, mamma e bambina fanno ritorno a Vienna e si riuniscono a una parte della famiglia.
Si stima che gli zingari deportati, costituiti per lo più da rom e sinti dell’Europa orientale, siano stati da 220.000 a 500.000.
Ciò che fa più male a Ceija, una volta tornata a casa, è che nessuno dice: Grazie al cielo sono sopravvissuti! Che è successo? Come siete riusciti a cavarvela? Come avete fatto? … Nella nostra terra sono stati moltissimi a guardarci storto… Si sono domandati: Come mai sono di nuovo qui?
La vita di Ceija allora è stata offesa due volte. Anche per questo il suo libro deve essere letto.
marinella m.

sabato 30 gennaio 2010

Giuliana Sgrena


Martedì 2 febbraio, alle ore 21, al Circolo ARCI Isolotto - via Maccari 104, Firenze, Giuliana Sgrena presenta Il prezzo del velo. La guerra dell'islam contro le donne (Feltrinelli 2008).
È il primo appuntamento di "Laiche e laici per costituzione", ciclo di presentazioni di libri promosso dal Laboratorio per la Laicità e dal Circolo ARCI Isolotto.

venerdì 29 gennaio 2010

Etty Hillesum 2

Dall'agosto 1942 Etty è internata a Westerbork, il campo di lavoro in cui trascorrerà oltre un anno prima di essere deportata ad Auschwitz insieme ai suoi genitori e a suo fratello Misha, e dove morirà il 30 settembre 1943.
Il primo passo qui riportato, scritto nel corso di una breve permanenza fuori dal campo di lavoro concessa per motivi di salute, è tratto dal diario, il secondo da una delle ultime lettere inviate da Westerbork.

Settembre 1942
In me non c'è un poeta, in me c'è un pezzetto di Dio che potrebbe farsi poesia.
In un campo deve pur esserci un poeta, che da poeta viva anche quella vita e la sappia cantare.
Di notte mentre ero coricata nella mia cuccetta, circondata da donne e ragazze che russavano piano, o sognavano ad alta voce, o piangevano silenziosamente, o si giravano e rigiravano – donne e ragazze che dicevano così spesso durante il giorno: «non vogliamo pensare», «non vogliamo sentire, altrimenti diventiamo pazze» –, a volte provavo un'infinita tenerezza, me ne stavo sveglia e lasciavo che mi passassero davanti gli avvenimenti le fin troppe impressioni di un giorno fin troppo lungo e pensavo: «Su lasciatemi essere il cuore pensante di questa baracca». Ora voglio esserlo un'altra volta. Vorrei essere il cuore pensante di un intero campo di concentramento.

3 luglio 1943, Westerbork
La miseria che c'è qui è veramente terribile – eppure, alla sera tardi, quando il giorno si è inabissato dietro di noi, mi capita spesso di camminare di buon passo lungo il filo spinato, e allora dal mio cuore s'innalza sempre una voce – non ci posso far niente, è così, è di una forza elementare – e questa voce dice: la vita è una cosa splendida e grande, più tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo. A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e bontà che avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non soccombere.
E sopravviveremo intatti a questo tempo.

mercoledì 27 gennaio 2010

Essere donne nei lager




a cura di Alessandra Chiappano
prefazione di Anna Bravo

Giuntina 2009
€ 20,00



Giovedì 28 Alessandra Chiappano presenta il volume collettivo Essere donne nei lager, nell'ambito del ciclo d'incontri "Leggere per non dimenticare". L'appuntamento, che prevede letture, proiezioni e interventi musicali, è alle 17,30 presso la Biblioteca delle Oblate.

Ad Auschwitz c'era un'orchestra




Fania Fénelon


Vallecchi 2008
€ 15,00




Lo diciamo subito. Questo libro è molto bello, ma ci provoca dolore. Ci fanno male persino le viscere mentre lo leggiamo, ma è per questo che deve essere letto. Leggere del patire di queste donne è l’unico modo che abbiamo per essere loro sorelle “nella memoria”.
Stretta al petto di quell’uomo, intono il ritornello della Marsigliese. La mia voce non è morta, posso cantare, sono viva. Il ragazzo è sbigottito. Portandomi in braccio, si precipita all’esterno, corre incontro a un ufficiale; come impazzito grida : - She sings! She sings! … L’uomo con il microfono insiste: - Per favore signorina, è per la BBC … Canto God Save the King. Gli occhi dei soldati si riempiono di lacrime… Canto l’Internazionale. I deportati russi lo riprendono in coro. Canto. Davanti a me, attorno a me, da ogni angolo del campo, reggendosi alle pareti delle baracche, si muovono ombre e scheletri. Si levano, si fanno grandi, sono grandi. Dai loro petti esce un fragoroso “hurrah” che dilaga, rotola e travolge tutto. Sono tornati a essere uomini e donne.
Fania Fenelon è una musicista: canta e suona il piano nei locali di Parigi. Ha poco più di vent’anni il 20 gennaio 1944, quando viene internata ad Auschwitz-Birkenau. È arrestata perché ha aiutato un amico che è nella Resistenza ed è mezza ebrea.
Una giovane polacca si prende cura di noi. I miei capelli lunghi. Raccolti in trecce: che massacro! Le forbici non recidono, strappano… poi a colpi di rasoio è la volta del cranio, delle ascelle, del pube: senza acqua, senza sapone, con una lama arrugginita.
Il 23 gennaio anche Fania viene scelta per far parte dell’orchestra femminile di Birkenau. Nel gruppo ci sono musiciste famose come Alma Rosè e giovani che appena strimpellano uno strumento.
L’orchestra deve suonare per rallegrare le SS e per accompagnare l’uscita e il rientro dal lavoro degli altri prigionieri. Percorriamo circa trecento metri attraverso le baracche, ci fermiamo per tenere il nostro concerto di fronte a una schiera di prigionieri immobili, in attesa di partire per il lavoro. Da tutti gli angoli del campo, le donne passano davanti a noi. Trovo il coraggio di guardare. Le guardo, devo guardare. Un giorno dovrò testimoniare.
Denigrate dalle altre prigioniere perché privilegiate, le ragazze dell’orchestra devono, per sopravvivere, piacere e compiacere la kapo e il comandante del campo. E la musica è vita. I mesi passano…
I tedeschi stanno perdendo la guerra, gli alleati si avvicinano. L’orchestra viene trasferita nel campo di Bergen-Belsen, dove, il 15 aprile 1945 entra l’esercito britannico.
Finalmente, insieme a Fania anche noi abbiamo gridato di gioia e cantato.
Non so se ho compiuto il volo che immaginavo. Volevo cantare, cantare le gioie e le pene del mondo. Per venticinque anni, di città in città, di teatro in teatro, sono stata felice di farlo e la felicità è stata profonda come l’immaginavo.
marinella m.

domenica 24 gennaio 2010

Etty Hillesum

Etty Hillesum, una ragazza ebrea olandese di 27 anni, tra il 1941 e il 1942 annota i propri pensieri e gli avvenimenti principali della propria vita. I suoi diari, pubblicati oggi in tutto il mondo, rappresentano la testimonianza di un percorso interiore in cui coraggio e consapevolezza continuano a crescere inesorabilmente mentre fuori regnano indiscusse paura, confusione, violenza e disperazione. La persecuzione e le restrizioni a danno degli ebrei nel corso dei due anni si fanno sempre più dure, minando ogni forma di libertà esteriore, ma l'orizzonte intimo di Etty sembra ampliarsi di giorno in giorno in una visione sempre più limpida e profonda della realtà. La fede incrollabile nella vita resterà salda anche di fronte alla prova estrema: l'internamento nel campo di lavoro di Westerbork che per gli ebrei olandesi rappresentava l'anticamera della deportazione nei campi di sterminio. Proponiamo alcune riflessioni tratte da questo straordinario documento.

25 febbraio 1942
[...] la mia consapevolezza di non essere capace di odiare gli uomini malgrado il dolore e l'ingiustizia che ci sono al mondo, la coscienza che tutti questi orrori non sono come un pericolo misterioso e lontano al di fuori di noi, ma che si trovano vicinissimi e nascono dentro di noi. E per ciò sono molto più familiari e assai meno terrificanti. Quel che fa paura è il fatto che certi sistemi possano crescere al punto da superare gli uomini e da tenerli stretti in una morsa diabolica, gli autori come le vittime: così, grandi edifici e torri, costruiti dagli uomini con le loro mani, s'innalzano sopra di noi, ci dominano e possono crollarci addosso e seppellirci.

12 marzo 1942
Se tu vivi interiormente, forse non c'è neanche tanta differenza tra essere dentro e fuori di un campo. Sarò capace di assumere la responsabilità di queste parole di fronte a me stessa, sarò capace di viverle? Non possiamo farci illusioni. La vita diventerà molto dura e saremo di nuovo separati, tutti noi che ci vogliamo bene. Credo che quel tempo non sia più molto lontano. È sempre più necessario prepararsi interiormente.

20 giugno 1942
Dobbiamo cominciare a prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé: e «lavorare a se stessi» non è proprio una forma di individualismo malaticcio. Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall'odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest'odio e l'avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo. È l'unica soluzione possibile.

1° luglio 1942
Io sono quotidianamente in Polonia, su quelli che si possono ben chiamare dei campi di battaglia, talvolta mi opprime una visione di questi campi diventati verdi di veleno; sono accanto agli affamati, ai maltrattati e ai moribondi, ogni giorno – ma sono anche vicina al gelsomino e a quel pezzo di cielo dietro la mia finestra, in una vita c'è posto per tutto.

3 luglio 1942
Bene, io accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento. Ora lo so. Non darò più fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se altri non capiranno cos'è in gioco per noi ebrei. Una sicurezza non sarà corrosa o indebolita dall'altra. Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita ugualmente ricca di significato, anche se non ho quasi più il coraggio di dirlo quando mi trovo in compagnia.

11 luglio 1942
Non mi porto ritratti di persone care, ma alle ampie pareti del mio io interiore voglio appendere le immagini dei molti visi e gesti che ho raccolto e quelle rimarranno sempre con me.
m.m.

sabato 23 gennaio 2010

La prostituzione forzata nei lager nazisti


Si inaugura oggi a Roma, presso il Museo storico della liberazione di via Tasso, la mostra fotografica Prostituzione forzata nei campi di concentramento nazisti.
Ospitata nei messi passati presso il campo di concentramento femminile di Ravensbrück e portata in Italia da Be Free Cooperativa Sociale contro tratta, violenze e discriminazioni, la mostra (a ingesso libero) contiene circa 200 pannelli con interviste a testimoni e documentazione sull’organizzazione della prostituzione nei Lager.

venerdì 22 gennaio 2010

Valeria Bivona


Sabato 23 ore 17,30, al Giardino dei ciliegi (via dell’Agnolo 5), Valeria Bivona presenta il suo romanzo ’Nta ciumara d’ ’u paisi (Morgana 2009); letture di Elena Riccio e accompagnamento musicale Carlo Nuccioni e Sandro Bertieri.
In occasione dell’evento sarà allestita la mostra Donne allo specchio di Laura Coniglione, illustratrice del volume.

mercoledì 20 gennaio 2010

La vita offesa 2

Per quanto ci procuri un dolore lancinante, non possiamo non ricordare che migliaia di bambini e ragazzi, sono scomparsi nei campi di sterminio. Per questo proponiamo alcuni libri proprio per bambini e ragazzi (ma non solo) che raccontano storie, alcune vere altre immaginate, in cui dolore e gioia, sofferenza e speranza si mescolano. Tutte arrivano al cuore.

…per i più piccoli…

Claudio Cavalli, I fiori della tempesta, Città Aperta 2007 (da 8 anni)
Un albo illustrato sui temi dell’Olocausto. Elis tornava a casa dal campo di concentramento, della sua famiglia non era rimasto quasi più nessuno. Ma di là, regalo di un rabbino, si era portato una pianta di verbena a cui una mattina spuntarono dei fiorellini bianchi…

Karen Levine (ed.), La valigia di Hana: una storia vera, Fabbri 2007 (da 10 anni)
“Hanna Brady 625, waisenking”, questo era scritto sulla valigia che un giorno del 2000 arrivò nelle mani della curatrice del museo dell’Olocausto di Tokyo. La curatrice incuriosita cominciò a cercare ed ha ricostruito la storia di Hanna Brady, 10 anni, cecoslovacca…

Tomi Ungerer, Otto: autobiografia di un orsacchiotto, Mondadori 2003 (da 6 anni)
La storia di un orsacchiotto e di due bambini tedeschi che un giorno vengono divisi.

Lia Levi, La portinaia Apollonia, Orecchio Acerbo 2005 (da 6 anni)
La storia di Daniel e della portinaia Apollonia, a Roma nell’autunno del 1943.

Lia Levi, Il segreto della casa sul cortile, Mondadori 2009 (da 9 anni)
1943, l’esercito tedesco entra a Roma e deporta migliaia di cittadini ebrei. Piera ora si deve nascondere…

…per i più grandi…

Jerry Spinelli, Misha corre, Mondadori 2004 (da 14 anni)
Lo chiamano zingaro, ladro, sporco figlio di Abramo. È un ragazzo che vive nelle strade di Varsavia, ruba ciba per se stesso e per gli altri e corre, corre…

Trudi Briger, Ho sognato la cioccolata per anni, Piemme 2003 (da 14 anni)
La storia di una bambina che dai tè danzanti di Francoforte si trova rinchiusa nel ghetto di Kosvo e poi nel campo di concentramento di Stutthof. Una storia vera, di affetto e devozione, sul legame profondo tra una ragazzina e sua madre.

Annette Wieviorka, Auschwitz spiegato a mia figlia, Einaudi 2005 (per genitori e figli)
Perché? Annette risponde alle domande della figlia Mathilda.

Helga Schneider, Stelle di cannella, Salani 2002 (da 14 anni)
Berlino anni '30: la storia di tre famiglie che abitano nella stessa strada. Il signor Rauch è un poliziotto, Winterloch è un noto architetto e Korsakov è un giornalista. Tra il Natale del 1932 e quello del 1933, tutto cambia e il mondo non sarà più lo stesso, né in Germania né altrove. Tanto meno nella strada delle tre famiglie.

Masha Rolnikaite, Devo raccontare. Diario di una ragazzina ebrea di Vilna. 1941–1945, Adelphi 2005 (da 14 anni)
Masha, 13 anni, assiste allo smantellamento della vita ebraica a Vilna e annota tutto…

Clara Kramer, La guerra di Clara, TEA 2009 (da 14 anni)
Clara ce la fa, sopravvive. Per farlo vive con la sua, e altre famiglie, in una fossa scavata sotto un appartamento.

Pascal Croci, Auschwitz: un racconto a fumetti, Il Nuovo Melangolo 2004 (da 15 anni)
Da qualche parte nella ex Jugoslavia, il vecchio Kazik e sua moglie ricordano Auschwitz. Una storia intensa per non dimenticare.
marinella m.

martedì 19 gennaio 2010

Frontiere nascoste



Storie ai confini dell'esclusione sociale


Daniela de Robert

Bollati Boringhieri 2009
€ 15,90



Il libro è nato... osservando il mondo vicino e lontano con uno sguardo diverso, capace di riconoscere anche in un pezzo di carta una frontiera durissima, in una manciata di lettere il confine violato dei diritti, in un vestito lo strumento di liberazione di un popolo. ... Non c'è sistematicità nel mio viaggio attraverso le frontiere. Sono quelle che ho incrociato mentre percorrevo la mia strada, quelle che ho riconosciuto in mezzo alla vita che scorre, come asparagi selvatici nell'erba alta. Come non c'è sistematicità nelle storie racontate in prima persona da chi ha scelto nella propria vita di rispondere alla divisione con la ricomposizione, alla violenza con l'amore, alla disperazione con la lotta.


Daniela de Robert presenta Fontiere nascoste venerdì 22 gennaio, alle ore 17,30, presso la Biblioteca delle Oblate di Firenze, nell'ambito del ciclo di incontri "Leggere per non dimenticare".

sabato 16 gennaio 2010

Il colore della felicità




Wei Wei

e/o, 2009
€ 18,00




Sì, sono molto ricca, come dici, ricca di ciò che ho vissuto, ricca dell'amore che ho conosciuto, ricca anche di averti, mia nipote adorata e mia migliore amica.Cos'è la felicità, mi chiedi? Non lo so. Non me lo sono mai chiesto. Ma una cosa è certa: io l'ho conosciuta. O meglio ho vissuto momenti felici. Per me la felicità non è una cosa astratta, ma l'insieme dei momenti felici che la vita mi ha riservato e mi riserverà, in numero infinito. Il punto è saperli cogliere al volo, viverli appieno.


È la storia straordinaria di Mei Li e Fan Fan, di due generazioni di donne a confronto, che si dipana dagli anni venti agli anni ottanta del Novecento nella Cina attraversata da sconvolgimenti storici epocali (1949 fondazione della Repubblica Popolare Cinese, rivoluzione culturale, ecc.).
L'autrice, nata nel 1957 in Cina, dopo aver terminato gli studi nel suo paese ha vissuto a Parigi e attualmente risiede in Inghilterra. Scrive in francese.
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giovedì 14 gennaio 2010

La vita offesa


Il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia, e vi trovarono pochi derelitti sopravvissuti all’orrore nazista. Il 27 gennaio è stato proclamato, con una risoluzione dell’ONU, giornata mondiale della memoria della shoah, e Auschwitz è diventato il luogo simbolo di questa immane tragedia che ha segnato il Novecento. Con l'avvicinarsi della ricorrenza della Giornata della memoria, proponiamo oggi e nei prossimi giorni alcuni titoli sulla shoah, l'antisemitismo, la deportazione. Altre segnalazioni sull'argomento sono raccolte sotto l'etichetta "memoria".

I libri di cui proponiamo oggi la lettura appartengono a due gruppi: uno di documentazione e ricerca sul lager come strumento di annientamento, uno di racconti di storie per restituire la vita, con gli unici strumenti possibili, la memoria e le parole, “ai sommersi” di cui narra Primo Levi.
Al primo gruppo appartengono Essere donne nei Lager a cura di Alessandra Chiappano (Giuntina 2009) e Le donne e la Shoah di Giovanna De Angelis (Avagliano 2007). Entrambe le autrici analizzano l’universo concentrazionario femminile: il primo tratta delle politiche, punite per il fare, il secondo delle ebree, punite per l’essere. La ricerca delle due studiose ricompone la storia, la geografia, i numeri dei lager nel Terzo Reich, con particolare attenzione alle prigioniere. Esse mettono in evidenza due aspetti che, come emerge dalle testimonianze delle sopravvissute, sono appartenuti più alle donne che agli uomini: l’umiliazione del corpo offeso e la capacità delle detenute di ritessere, in quell’inferno, legami di stampo quasi familiare.
Al secondo gruppo di libri appartiene Meglio non sapere di Titti Marrone (Laterza 2006), che narra le vicende delle sorelle Andra e Tatiana Bucci e del loro cuginetto Sergio De Simone. I tre bambini furono deportati ad Auschwitz con le loro mamme, Mira e Gisella. Andra e Tatiana, sopravvissute, furono riunite alla famiglia nel dicembre 1946. Insieme alla loro, Titti Marrone ricostruisce la vicenda del piccolo Sergio che, trasferito ne campo di Neuengamme, fu assassinato insieme agli altri 19 bambini usati come cavie dal “dottor” Kurt Heissmeyer e impiccati ad Amburgo nei sotterranei della scuola Bullenhuser Damm. Oggi, grazie all’impegno del giornalista tedesco Gunter Schwarber e alle famiglie delle piccole vittime, la scuola di Bullenhuser Damm è un memoriale, e ad Amburgo ci sono venti strade intitolate a ciascuno di quei bambini.
Tra i libri che, come quello della Marrone, riannodano i fili spezzati e dispersi di tante vite, segnaliamo Gli scomparsi di Daniel Mendelsohn (Neri Pozza 2007) e Il bambino senza nome di Mark Kurzem (Piemme 2009).
marinella m.

mercoledì 13 gennaio 2010

Che il velo sia da sposa!




Ghada Abdel Aal


Epoché 2009
€ 15,00




… Molta gente sostiene che i problemi delle ragazze siano da imputare a loro stesse perché, se fin dall’inizio si fossero accontentate di poco, adesso in Egitto non ci sarebbe questa crisi dei matrimoni
.

Il romanzo nasce dal grande successo del blog «Voglio sposarmi», creato da Ghada Abdel-Bride ("sposa", in inglese) nel 2006, per raccontare le sue esperienze, i suoi sentimenti di donna che per natura o per convenzione deve trovare marito. La ricerca è difficile, un vortice di proposte di fidanzamento, potenziali mariti in mostra e «matrimoni da salotto». Una vera caccia all’uomo, che risente dell’assenza di Mrs Bennet e che tende troppo a Bridge Jones. Luci e ombre. Divertente a tratti. Un modo diverso di leggere il mondo femminile arabo.
A.T.

lunedì 11 gennaio 2010

La parola ebreo




Rosetta Loy


Einaudi 1997, rist. 2009

€ 10,00



Se vado indietro nel tempo e penso a come la parola «ebreo» è entrata nella mia vita, mi vedo seduta su una seggiolina azzurra nella camera dei bambini… Posso guardare nell’appartamento al di là della strada dove dai vetri aperti le tende dondolano all’aria. In quella casa c’è una festa, si vedono persone andare e venire. In quella casa da poco è nato un bambino, quella festa è per lui. «Un battesimo?» chiedo. No, mi dice la donna che è seduta accanto a me su un’altra seggiolina dove il suo corpo rimane avvolto come una palla, certo che no, ripete: lei è Annemarie, la mia Fräulein. Sono ebrei aggiunge accennando con il mento al di là della finestra, loro i bambini non li battezzano, li circoncidono.


Storia e memoria si intrecciano in questo prezioso libro pubblicato da Einaudi nel 1997 e più volte ristampato. Rosetta Loy (1931) ricostruisce la sua infanzia dorata tra i primi anni Trenta e la fine del secondo conflitto mondiale, un’infanzia tenuta bene al riparo dagli orrori dell’antisemitismo e della guerra. Ai ricordi personali si alternano le tappe del tragico percorso che, dall’emanazione delle leggi razziali, ha segnato la vicenda degli ebrei a Roma e in Italia, ricostruite con precisione documentaria, mentre emergono domande urgenti e brucianti: come e perché, improvvisamente, dopo i decreti del 1938, i vicini di casa e tanti amici e conoscenti che avevano popolato la sua quotidianità di bambina si trasformarono in altre persone, nuove e diverse persone, private quasi completamente della propria identità? Perché la sua famiglia, cattolica, non schierata con il fascismo e anzi culturalmente molto lontana da esso, e tante altre della borghesia romana, accettarono con indifferenza le persecuzioni degli ebrei? Perché pochi fecero qualcosa? Quale ruolo ebbero in tutto questo la Chiesa cattolica, la diplomazia vaticana e Pio XII, ora tanto vicino alla beatificazione?
La "confessione" di Rosetta Loy – ha scritto David Bidussa – non riguarda i vinti, riguarda coloro che hanno visto i vinti perdere, che hanno scelto di stare ai margini della storia convinti che tra schierarsi ed astenersi il secondo corno dell'alternativa fosse quello più consono. Che non hanno da rivendicare un passato, che apparentemente si astengono dalla storia, ma che in realtà contribuiscono pesantemente a determinarla e spesso, nella "lunga durata", sono i veri vincitori nella storia. In una parola "gli eterni" perché indifferenti. Per la prima volta dal mondo della "zona grigia" si alza una voce e affronta con gravità la propria condizione, forse anche il privilegio derivato dalla propria scelta.
a.bu.

Michela Murgia



Mercoledì 13 gennaio Michela Murgia presenta a Firenze il romanzo Accabadora (Einaudi 2009), che avevamo segnalato nel mese di giugno.

L'appuntamento è alle 17,30, presso la Biblioteca delle Oblate, nell'ambito del ciclo di incontri "Leggere per non dimenticare".

sabato 9 gennaio 2010

Némirovsky 3




Suite francese


Adelphi 2005
€ 20,00




Nata a Kiev l’11 febbraio 1903 e rifugiata in Francia dopo la rivoluzione bolscevica, Irène Nemirovsky viene arrestata il 13 luglio 1942. Tre giorni dopo è internata nel campo di concentramento di Pithiviers e di lì è trasferita ad Auschwitz, dove muore il 17 agosto.
Suite francese, composto da due romanzi brevi, è il libro che Irène ha scritto negli ultimi mesi della sua vita. Temporale di giugno narra la fuga in massa dei parigini alla vigilia dell’arrivo dei tedeschi, Dolce racconta la passione, tanto più forte perché soffocata, tra una “sposa di guerra” e un ufficiale tedesco.
Grazie al suo scrivere incalzante, Irène ci trasporta là dove il racconto si svolge. Anche noi siamo in fuga da Parigi o nel giardino dove Lucile e Bruno si trovano e si lasciano.
Un libro da leggere perché bello e perché salvato dalle due figlie di Irène Nemirovsky. Denise ed Elisabeth, allora bambine, sfuggirono all’arresto grazie alla loro tata che le trascinò da un rifugio all’altro. In questa corsa verso la salvezza le piccole portarono con sé una valigia contenente fotografie, documenti e l’ultimo manoscritto della madre.
Completa il volume edito da Adelphi la storia tormentata di questa donna, scrittrice di grande talento.
marinella m.

giovedì 7 gennaio 2010

Le cose che non ho detto




Azar Nafisi


Adelphi 2009
€ 19,50




La sera, quando mi ritiravo nella mia grande stanza, arrivava mia madre con un piatto di arance sbucciate, cioccolatini, e pistacchi. Prima di coricarmi le consegnavo una lista di vocaboli inglesi e il giorno dopo, sulla mia scrivania, trovavo i significati che lei aveva cercato sul dizionario. [...] Quando i miei cominciarono a parlare di mandarmi a studiare all'estero, alcune amiche di mia mia madre la misero in guardia. Voleva che finissi come Ameh Handam che, superati i quaranta, aveva sposato un farmacista con quattro figli? Accudire i figli di un altro: ecco il destino delle donne troppo istruite! dicevano. Io non trovavo nessuna ragione per commiserarla: suo marito l'amava e la rispettava, e tra lei e i suoi figliastri c'era un profondo affetto.


Things I've been silent about, scritto e pubblicato in lingua inglese nel 2008, è non solo autobiografia e biografia della genealogia familiare di Azar Nafisi ma narrazione della tormentata storia politica dell'Iran che funge infatti da cornice alle vicende individuali (inoltre nell'utile postfazione sono sintetizzati i momenti più salienti della storia iraniana dal 1905 al 1989). L'amore per la letteratura - a cui Azar è introdotta da piccola dal padre attraverso Il libro dei re di Ferdousi (famoso poeta iraniano, nato nel 935 e morto nel 1020, che nel poema epico tramanda le vicende della Persia preislamica) - svela ad Azar il mondo incantato delle storie aiutandola a non soccombere quando era bambina ai conflitti con la madre e quando sarà adulta all'oscurantismo, non solo culturale, imposto al paese dalla Repubblica Islamica. Residente ormai dal 1997 negli Stati Uniti, affermata scrittrice, Azar può dire cose a lungo taciute, può parlare per esempio delle dinamiche familiari, dell'infelicità di sua madre e dei conflitti con lei riconoscendole però il contribuito decisivo alla sua formazione culturale, che ha consentito a Azar di diventare una donna diversa da lei.
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