sabato 20 marzo 2010

Giorni giapponesi




Angela Terzani Staude


Tea 2009
€ 9,00




«Non sai come comportarti?» cerca di spiegarci Yoichi «allora devi osservare come si comportano gli altri». Ecco cosa significa «esercitare moderazione». «Ognuno cerca di comportarsi come presume che si comporterà il suo vicino di casa. Il famoso “consenso generale” consiste nel fatto che tutti i giapponesi si immaginano il vicino di casa alla stessa maniera» dice Chigura…


Crediamo alla sofferenza urlata, crediamo alle carneficine, crediamo all’esistenza di realtà distanti in cui lo stupro, il degrado, la bruttura, la fame sono la quotidianità. Nessuno di noi, leggendo di un eccidio, è portato a pensare: «Non è vero, non può essere vero», ma è difficilissimo credere a questo racconto del Giappone. Sono solo diari, puntuali e dettagliati, scritti tra il 1985 e il 1990, e parlano di cene, viaggi, avvenimenti politici, incontri con personaggi pubblici e chiacchierate con la vicina di casa, gite ai centri commerciali e serate al cinema. Sono cinque anni di vita quotidiana, in uno Stato moderno, sicuro e ordinato, raccontati in uno stile piano e scorrevole, da un’osservatrice chiaramente animata dal sincero desiderio di penetrare l’anima del Paese che la ospita insieme alla sua famiglia. Eppure la lettura è spesso faticosa e stentata, continuamente ostacolata da una voce martellante «non può esistere un posto così»… perché la sua sola esistenza getterebbe una luce sinistra sul futuro dell’umanità e sul nostro futuro. La nostra mente è esercitata ad accettare l’idea della bestialità più spietata, ma non può immaginare un luogo in cui il Sistema ha trionfato definitivamente sulle povere anime di esseri umani cresciuti come automi spietati, incapaci persino di sentire i propri disagi esistenziali. Questi uomini sono simili a pesci inconsapevolmente immersi nell’acqua, penetrati e circondati da un’ideologia strisciante e senza nome che toglie loro non solo la facoltà di sognare, ma la stessa idea del sogno, toglie valore ai rapporti umani e svuota la vita di ogni significato, anestetizzando le menti mentre convince tutti di vivere nel migliore degli Stati possibili. Eppure, forse, anche tutta questa nostra incredulità e questa avversione incontrollata ci parlano di qualcosa, ci parlano di narrazioni che ci toccano perché ci riguardano più da vicino di quanto osiamo immaginare, ci dicono che questo Giappone moderno raccontato sembra guardarci beffardo e dirci: «Non illudetevi, non siamo poi così lontani», ci parlano delle nostre censure e delle nostre difficoltà a essere liberi. Non è dato sapere, a chi non ne ha fatto esperienza diretta, se Angela Terzani Staude dice o no la verità sul Giappone. Di certo muove qualcosa, qualcosa che in qualche modo ha a che fare con l’inconscio della nostra civiltà… e questo ci basta.
ma.me.

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